Parkinson, test di cura con infusione di cellule fetali nel cervello

Gli scienziati di Cambridge hanno ripreso un metodo che era stato messo a punto negli anni ’90, ma era stato abbandonato, per un errore di calcolo sui tempi, prima di vederne gli eventuali effetti positivi.

Nuove strade per combattere il Parkinson. Un uomo di 55 anni affetto dalla malattia ha ricevuto un’iniezione di cellule cerebrali fetali nel cervello: gli scienziati dell’Università di Cambridge vogliono verificare se, grazie a questo trattamento, il malato possa arrivare a recuperare il pieno controllo dei suoi movimenti entro circa cinque anni. La notizia dello studio è stata pubblicata sul giornale New Scientist. Il protocollo in realtà è vecchio. Era stato lanciato 28 anni fa in Svezia, ma due studi negli Stati Uniti non avevano registrato alcun beneficio significativo nei primi due anni successivi le infusioni e la procedura era stata abbandonata in favore dei trattamenti di stimolazione cerebrale profonda.

Ciò che questi studi avevano trascurato, però, è che alle cellule fetali servono diversi anni per depositarsi e ‘collegarsi’ correttamente al cervello del ricevente. E infatti molti pazienti svedesi e nordamericani sono notevolmente migliorati oltre tre anni dopo gli impianti, ma a quel punto la sperimentazione era già stata interrotta. Le cellule fetali, quando vengono ‘cablate’ correttamente nel cervello, iniziano a produrre dopamina, una sostanza i cui livelli si abbassano molto in presenza di Parkinson, causando l’insorgenza di movimenti incontrollati: ebbene queste cellule, affermano ora gli studiosi, sembrano in grado di produrre tanta dopamina da consentire ipoteticamente a molti pazienti di interrompere l’assunzione di farmaci.

Invece, a causa del fallimento dei primi trial, nessuno ha mai ricevuto un trapianto di cellule cerebrali fetali dal 1990. Il paziente trattato presso l’ospedale Addenbrooke di Cambridge, il 18 maggio scorso, non ha ricevuto un trattamento completo, perché l’equipe di scienziati aveva a disposizione abbastanza cellule solo per il trattamento di una metà del suo cervello. La procedura è legata infatti alle donazioni di cellule fetali fatte da donne alla fine della loro gravidanza, per cui non è facile programmare e portare a termine il trattamento: servono le cellule di almeno 3 feti per trattare metà cervello e per questo motivo già quattro precedenti tentativi di trattare lo stesso paziente sono falliti proprio a causa di mancanza di cellule. Ma gli scienziati di Cambridge sperano di poter trattare l’altra metà del cervello del paziente molto presto. “Se cureremo entrambe le parti, potremmo vedere un primo miglioramento in circa 6 mesi-1 anno”, dicono. Ma i benefici massimi sono previsti in 3-5 anni, e dovrebbero poi durare per oltre un decennio. Il team ha in programma di testare il trattamento su altre 19 persone, tra Cambridge e la Svezia.

Fonte – La Repubblica.it Salute
27-05-2015