La levodopa è la migliore opzione per la cura del Parkinson
La levodopa assicura risultati migliori sul lungo periodo nel trattamento del Parkinson, con riferimento sia alla mobilità sia alla qualità di vita. A dirlo è un nuovo studio pubblicato su The Lancet da ricercatori dell’Università di Oxford.
Richard Grey, coordinatore dell’analisi, spiega: «gli studi precedenti includevano pochi pazienti o li seguivano per poco tempo e inoltre andavano a valutare i sintomi motori piuttosto che l’impatto dei farmaci assunti sulla qualità della vita riferita dagli stessi pazienti».
Lo studio ha coinvolto e seguito per 7 anni un totale di 1620 pazienti con nuova diagnosi di Parkinson assegnati a tre gruppi di trattamento iniziale: 528 hanno assunto levodopa, 632 antagonisti della dopamina e 460 degli inibitori della monoamina ossidasi di tipo B (Moabi).
L’endpoint era teso a scoprire quale fosse il farmaco più efficiente per iniziare il trattamento e e quale si associasse a un controllo migliore dei sintomi e a una qualità di vita più alta sul lungo periodo.
«La levodopa è il trattamento più ampiamente utilizzato nella malattia di Parkinson, ma dopo l’uso prolungato possono insorgere spasmi muscolari involontari e problemi motori. Questi effetti sono meno frequenti con i nuovi farmaci, gli antagonisti della dopamina e i MOABI, che però sono associati ad altri eventi avversi come nausea, allucinazioni, edema e disturbi del sonno», spiegano i ricercatori.
Alla fine, è emerso che il farmaco più vecchio, la levodopa, è anche il migliore: «lo studio fornisce dati rassicuranti per medici e pazienti dimostrando che tutti i dubbi che hanno portato a una vera e propria “fobia da levodopa” sono infondati», commentano in un editoriale Anthony Lang e Connie Marras del Toronto Western Hospital, in Canada.
Fonte: italiasalute.it (16/06/2014)